29/08/08

Intervista con Chris George (Shadow Of The Dark)

La scena di Dublino non smette mai di stupirci, e dopo gli ottimi Swamp's Helmet, Nishrow Soul e Demagogy ecco gli Shadow Of The Dark, che con l'ultimo masterpiece "Etherotic Voyage Of The Truck - Part 1" hanno rivoluzionato il modo di intendere il Prog Metal.
Ci accingiamo quindi a parlare con il tastierista Chris George dell'ultima fatica del combo, dei loro progetti e soprattutto dell'attesissimo sequel, che approderà nei negozi solo nella prossima primavera.

Allora Chris, è un'onore poter parlare con te. Potresti introdurre gli Shadow of the Dark a chi ancora non vi conosce?

Chris: Ma certo! Gli Shadow si sono formati nel 1998 a Dublino, dove io e Jack [Jack Ross, il cantante e chitarrista N.d.R.] ci siamo conosciuti ai tempi dell'Università. E' stato da subito facile intenderci: il nostro comune amore per i Dream Theater e gli Inedia è stata la base su cui poi è nato il gruppo. Dopo alcuni demo e cambi di line-up siamo approdati nel 2001 alla Charleston Records, che ha pubblicato il nostro omonimo debut album. Da lì in poi è stato un salto enorme per la nostra carriera... Musicalmente ci consideriamo influenzati non solo dai Dream Theater di Awake, ma soprattutto dalle sonorità di "Mistery & Reality" e "1964" dei G.L.Y. [seminale combo irlandese, purtroppo recentemente scioltosi, N.d.R.], per cui i fans di questo stile non troveranno difficile apprezzare la nostra musica!

A cosa è dovuta la vostra scelta di pubblicare un concept album in due parti?

Chris: L'idea del concept in realtà l'abbiamo sempre avuta. Vedi, il progressive è un genere che si sposa perfettamente con l'idea di un concept, per noi l'evoluzione continua della musica è un tutt'uno con l'evoluzione di una storia che deve esserci dietro... In realtà, anche i nostri precedenti album vanno visti come dei concept, se ci pensi, in "Morning, Daily, Again, Today" [il penultimo full-lengh della band, uscito nel 2005 N.d.R.] il tema del tempo è il filo conduttore di tutti i pezzi, seppure non appare sempre in maniera esplicita. In questo disco invece abbiamo rappresentato in musica la storia del famoso romanzo di Jody Phoster "Cose Complicate dall'Oltremondo", del quale io e Jack siamo stati colpiti in primo luogo dalla complessità della trama, che è accostabile da molti punti di vista alla complessità della nostra musica, ma soprattutto per il forte messaggio di trascendenza che trasmette. Non voglio qui entrare nei dettagli dei testi e dei temi... ci sono i libretti dei cd per questo!

Quanto ha influito nella fase di songwriting l'ingresso nel gruppo di un secondo chitarrista con un background musicale tanto diverso?

Chris: Molto. Alphio Mosho è un gran chitarrista, la sua provenienza dal mondo della salsa e merengue non ha potuto che arricchire il nostro sound, portando idee fresche e soluzioni innovative negli arrangiamenti. Di sicuro si è adattato bene al suo nuovo ruolo, anche on stage si è rivelato un tassello indispensabile per la resa scenica complessiva del gruppo.

Di chi è stata la decisione di includere la cover degli Inedia "Leaves Sometimes Fly" nella tracklist?

Chris: Ovviamente di Jack! Lui è un fan sfegatato degli Inedia, pensa che li segue dai tempi di "When the Donkeys Flew" [storico debut EP della band di Londra, N.d.R.] ma anche tutti noi siamo cresciuti con la loro musica, che apprezziamo e che ci ispira tutt'ora.

Siamo giunti alla fine dell'intervista, vuoi lasciare un saluto ai lettori di Metal Detector?

Chris: Grazie a tutti i kids per il supporto datoci in questi anni! Date un'occhiata al nostro sito ufficiale www.shadowofthedark.com, e mi raccomando, non perdetevi il nostro "This Truck Sean" Tour 2009!

Nessun commento: