20/01/09

Apu - The Third Eye Of Shiva


Sicuramente lo Sri-Lanka non è mai al centro dei discorsi sull'heavy metal, data la quasi inesistenza di bands che suonino tale musica, o perlomeno che siano conosciutifuori dai patri confini. Proprio per questo i giovanissimi Apu rappresentano una gustosa novità in fatto estremo, vuoi per la loro provenienza, vuoi per la loro idea di mescolare black metal e mitologia induista, che fa di questa band un vero e proprio caso a parte, paragonabile forse solo ai Melechesh prima maniera. Ci troviamo ora a parlare brevemente dell'ultimo alum "The Third Eye Of Shiva", di cui vi avevamo già accennato qualche mese fa, e dobbiamo confessarvi che da quel giorno non ha mai lasciato lo stereo della redazione. Per apprezzare completamente un album del genere basta chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da suoni ancestrali, così lontani dalla nostra cultura occidentale, solo per poi lanciarsi in furiosi assalti infarciti di blast beats, screaming vocals acide che di più non si può, ed un muro sonoro massicciamente supportato dal basso distorto, proveniente dirattamente dall'inferno, del frontman Sven Andersson. Esecuzioni tutt'altro che ineccepibili, sia chiaro, ma visto ciò che i tre sono riusciti a produrre, e pensando soprattutto che ci stiamo riferendo ad un black metal di stampo smaccatamente old-school, possiamo tranquillamente tralasciare la parte tecnica e concentrarci sull'evocatività della release.
Se proprio dovessimo trovare un difetto, ci sarebbe da dire che i pezzi si assomigliano un po' tutti tra di loro (è molto comune la formula "Intro con strumenti tradizionali - stacco - blast beats fino alla fine"), ma è lodevole la ricerca da parte del trio nel cercare di ricreare certe atmosfere dei Nile prima maniera.
Se nell'intro "Massacrating The Prophet Of A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada In The Temple Of Baba Lokenath Brahmachari" si raggiungono livelli di tensione mostruosi, come se la stanza si dovesse stringere intorno a noi da un momento all'altro, "The Secrets Of The Taj-Mahal" ci vomita addosso una serie di efferratezze che solo dei veri studiosi della materia possono permettersi di conoscere, e "Drinking The Crystalline Water Of The Holy River Ganges", con il suo incedere lento ma inarrestabile, avvelena la nostra anima e risveglia le nostre paure più profonde.
La produzione è stata affidata ad un dentista locale, che sembra sia stato ingaggiato mentre estraeva un dente per strada ma, ora che la Season Of Mist li ha messi sotto contratto, promettendo loro una produzione da parte del rinomato Beppe Maniglia, possiamo sicuramente aspettarci un potenziale capolavoro.

Nessun commento: